giovedì 26 agosto 2010

la costruzione di una centrale atomica è necessaria per giochi politici ed è pericolosa per la salute delle generazioni future.

26.08.10 Fonte: http://www.naviny.by/
Portare l'energia atomica in Bielorussia è criminale”
di Elena Spasjuk da "Svobodnye Novosti Pljus- SN Pljus" (14-21.07.2010)
Traduzione di Matteo Mazzoni per Mondo in Cammino (http://matteobloggato.blogspot.com/ -http://matteobloggatorussia.blogspot.com/)



Il capo del centro analitico di coordinazione “Ecologia e salute” (Kiev), il dottore in Medicina, professor Jurij Bandaževskij ha detto perché i distretti occidentali della Bielorussia non si possono considerare puliti e perché, a suo parere, la costruzione di una centrale atomica nel nostro paese è inaccettabile.

La conversazione è cominciata con la richiesta di commentare la valutazione dell'influenza della futura centrale atomica bielorussa sull'ambiente circostante e sulla salute umana fatta dagli esperti del Ministero della Sanità e dell'Accademia delle Scienze Nazionale in un documento comune.
– E' indispensabile tenere in considerazione non solo l'irradiazione esterna, ma anche quella interna che ricevono le persone con l'acquisizione di radionuclidi attraverso il cibo e l'acqua. Per esempio, il cesio che entra nell'organismo è molto più pericoloso per la salute di quello che agisce attraverso l'ambiente circostante. Gli studi condotti alla Facoltà di Medicina di Homel' hanno dimostrato che i radionuclidi che finiscono nell'organismo con il cibo causano danni permanenti agli organi vitali. L'irradiazione interna è molto più pericolosa di quella di fondo, ma non è tenuta in considerazione nella valutazione dell'effetto delle radiazioni sull'organismo umano.
– Cos'altro è indispensabile tenere in considerazione parlando di radiazioni in Bielorussia?
– Prima di tutto che la popolazione del paese è in contatto con i radionuclidi da più di cinquant'anni. E ancora – non si può parlare della parte occidentale del paese, in particolare della regione di Hrodna, come di un territorio pulito.
– Allora risulta che in Bielorussia non ce ne sono in generale?
– Proprio così. Tutta la popolazione della Bielorussia è entrata in contatto con i radionuclidi e ha sofferto per questo tanto prima quanto dopo l'incidente alla centrale atomica di Černobyl'. Le radiazioni si sono diffuse per il paese attraverso i prodotti alimentari.
Perciò non mi metterei a parlare come di una tendenza positiva del fatto che nella regione di Homel' la tendenza ad ammalarsi e la mortalità della popolazione non abbiano differenze statisticamente rilevanti rispetto a tali indici nell'intero paese o a paragonare gli indici con quelli della regione di Hrodna. Tutta la Bielorussia è contaminata dai radionuclidi e gli organismi della nostra gente, che per molti anni sono stati in contatto con i radionuclidi, sono danneggiati da questi. Bisogna riferirsi ai bielorussi se non come a dei malati, come a dei sofferenti per effetto delle radiazioni.
– Si tratta di diverse generazioni, compresi i nati degli anni post-Černobyl'?
– Certo. Avviene un processo di mutazione. La comparsa di malattie si osserva dopo una generazione e perfino più tardi.
Perciò nel nostro paese bisogna pensare a come salvare le persone e non sognare lo sviluppo dell'energia atomica. In caso contrario il territorio della Bielorussia potrebbe restare senza bielorussi. Forse questa variante potrebbe interessare anche a qualcuno, ma non a me. Nel mio intendimento la costruzione di una centrale atomica è necessaria più di tutto per giochi politici ed è pericolosa per la salute delle generazioni future.
– Tuttavia le autorità bielorusse inculcano attivamente alla popolazione che la centrale sarà sicura per l'ambiente e la salute delle persone.
– Centrali atomiche del genere non ci sono. Si tratta di scarichi minimi, ma l'inquinamento del territorio vicino alla centrale, soprattutto dei bacini d'acqua, è abbastanza elevato. Naturalmente diffonderanno radionuclidi e quant'altro. In questo senso mi è chiara l'inquietudine della Lituania per la programmata vicinanza di questo paese alla centrale atomica bielorussa.
Ci sono gli studi del professore britannico Chris Busby, in cui si è notato che il cancro della ghiandola mammaria delle donne che vivono nel raggio di cinque chilometri dalle centrali della Gran Bretagna è due volte più diffuso che nel restante territorio del paese. Là cresce anche la frequenza di leucemie nei bambini.
In tal modo i radionuclidi che verranno scaricati nell'ambiente circostante nel normale regime di lavoro della centrale atomica avranno un effetto negativo sulla salute delle persone che vivono nei territori vicino alla centrale.
– Ciò significa che le dosi di radiazioni che vengono definite sicure per le persone non lo sono?
– Ciò significa che quelle dosi che sono sicure come radiazioni di fondo, finendo all'interno dell'organismo non lo sono. Si tratta del fatto che le dosi reali che possono accumularsi nella popolazione che vive nella zona della futura centrale atomica oscilleranno tra 8 e 50 μSv/anno.
Una dose di 50 becquerel, determinata come limite sicuro per l'ingresso nell'organismo, deforma organi e sistemi vitali, distrugge totalmente lo sviluppo dei bambini. Una centrale atomica, cioè, non è ciò di cui i bielorussi hanno bisogno.
– Dove si può prendere allora l'energia indispensabile alla Bielorussia?
– Sviluppando le fonti di energia alternative. E ancora – se le autorità dicessero la verità sulla situazione in Bielorussia dopo Černobyl' e non si nascondessero dietro cifre menzognere, ci aiuterebbero a fare i conti con le conseguenze dell'incidente e ci aiuterebbero a risolvere il problema dell'energia senza la costruzione di una centrale atomica.
– Uno degli argomenti delle autorità bielorusse riguardo alla costruzione della centrale atomica è che al mondo funzionano 436 reattori nucleari. Con il loro aiuto in Europa Occidentale si produce circa il 29% di tutta l'energia elettrica della regione, in America Settentrionale il 19% e in Europa Orientale il 18%.
– L'AIEA popolarizza l'energia atomica nonostante i danni derivanti dal suo utilizzo. Allo stesso tempo l'organizzazione non rinnega l'accordo con l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per non diffondere informazioni sui rischi delle radiazioni, sulle lesioni all'organismo umano in conseguenza dell'azione delle radiazioni. In questa situazione soffrono tutti i paesi dove c'è l'energia atomica.
Al contempo l'OMS diffonde attivamente i dati su altri fattori che danneggiano l'organismo umano, tuttavia il più potente e terribile – le radiazioni – lo ignora. A mio parere, se la comunità internazionale sapesse la verità, assumerebbe un'altra posizione nei confronti dell'energia atomica.
Nel desiderio di svilupparla in Bielorussia si osserva il desiderio di entrare nel club nucleare. Ciò è anche comprensibile: tra l'altro si può trattare della produzione di elementi radioattivi per la bomba atomica. Tale è l'aspetto politico della questione della costruzione della centrale.
A mio parere, nessun potere sulla nostra terra deve avere a che fare con l'energia atomica. Abbiamo avuto una tragica lezione dall'incidente alla centrale atomica di Černobyl'. Una parte dei radionuclidi caduti allora sul territorio della Bielorussia sono di lunga vita e l'effetto della loro azione sull'uomo e sulla natura non ci è noto. Perciò sottolineo: portare l'energia atomica in Bielorussia è criminale.
* * *
Dossier
Jurij Bandaževskij. E' nato nel 1957 nella regione di Hrodna. Ha finito l'Istituto Statale di Medicina di Hrodna. A 31 anni è diventato il più giovane in URSS ad ottenere il dottorato in Medicina e a 33 a divenire professore. Nel 1990 ha fondato e preso a dirigere l'Istituto di Medicina di Homel'. E' noto per gli studi sul tema dell'influenza sulla salute umana di piccole dosi di radiazioni. E' autore di oltre 240 lavori scientifici.
Nel 1999 fu arrestato. Nel 2001 fu riconosciuto colpevole di aver preso tangenti e fu condannato a 8 anni. “Amnesty International” lo riconobbe prigioniero di coscienza, ritenendo che Bandaževskij fosse stato imprigionato per le critiche alle autorità bielorusse dopo la catastrofe della centrale atomica di Černobyl'. Nel 2001 Bandaževskij è divenuto il 25° detentore del Passaporto della Libertà, che da diritto a scegliere come luogo di residenza qualsiasi paese del continente europeo.
Dopo la liberazione a seguito di un'amnistia vive in Francia dal 2005. Adesso a Kiev dirige il centro “Ecologia e salute”, che si occupa dello studio degli effetti dei radionuclidi sull'organismo delle persone già colpite dagli effetti delle radiazioni. Il Centro è patrocinato dal Parlamento Europeo.

>>>YURI BANDAZEVSKY IN ITALIA A SETTEMBRE 2010

martedì 9 marzo 2010

no alle centrali

L' "Urlo nucleare" dice no alle centrali in Italia, 11:55

Occupazione del tetto della centrale, striscioni di protesta e concerto on line per dimostrare il dissenso verso la riapertura della centrale nucleare. Così Greenpeace ribadisce il ‘No al nucleare’

(Rinnovabili.it) – Gli attivisti di Greenpeace sono di nuovo in fase di contestazione. “Abbiamo occupato il tetto della fabbrica della vecchia centrale nucleare di Montalto di Castro, bloccata dal referendum del 1987. Un ‘urlo nucleare' di 150 metri quadrati ricopre il tetto, accompagnato dalla scritta Emergenza nucleare “.
L’Associazione è notoriamente contro la riapertura delle centrali nucleari e contro la costruzione di nuovi impianti ritenendoli il simbolo di regressione, un ritorno ad un regime energetico pericoloso e sconveniente che toglie spazio e fondi alla possibilità di istallare impianti per la generazione energetica ‘zero emission’. “Il nucleare è una scelta sciagurata per l’Italia e una pericolosa perdita di tempo. Tornare al nucleare significa perdere oltre dieci anni per ritrovarsi poi con centrali nucleari obsolete e pericolose, e sprecare l’opportunità di investire nelle vere soluzioni per l’indipendenza energetica italiana e per il clima: rinnovabili e efficienza energetica. Abbiamo occupato il sito di Montalto perché è uno dei più probabili per la localizzazione di almeno un reattore nucleare: è vicino al mare in una zona costiera a basso rischio sismico e idrogeologico, potendo già contare sulla presenza di una rete elettrica in grado di trasportare 3500 MW”.
Con la protesta, che potrà essere seguita on-line alle ore 13 gli attivisti puntano a sensibilizzare i candidati a guida delle Regioni di intraprendere azioni concreto a vantaggio del territorio e dei cittadini.

fonte www.repubblica.it

mercoledì 10 febbraio 2010

In Francia 100 incidenti nucleari all'anno
25/07/2008 - gab
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(2443 letture)
Dopo il terzo incidente in 15 giorni i francesi cominciano a preoccuparsi. Le autorità cercano di minimizzare, ma poi ammettono che si verificano circa 100 incidenti all'anno di questa portata
L'incidente avvenuto nell´impianto nucleare di Tricastin in Francia, il 23 luglio, e che ha causato la contaminazione di un centinaio di lavoratori, è il terzo in 15 giorni sul territorio francese. L´Autorité de sûreté nucléaire si è immediatamente precipitata a classsificare "provvisoriamente" l´incidente a livello zero. Uno zero che si traduce, secondo l´Edf, in 39 persone che presentano tracce radioattive inferiori alla soglia di analisi et 61 che presentano «delle deboli tracce di irraggiamento, inferiori quattro volte al limite regolamentare».

Ora in Francia ci si chiede se davvero tre incidenti in una settimana siano una cosa così rara e se siano davvero incidenti di tipo 1 o 0. E se l´Autorité de sûreté nucléaire (Asn) dice che incidenti di questo tipo se ne contano in Francia almeno 100 all´anno, perché vengono fuori solo ora e con tanto clamore? E perché fino ad oggi tutto è passato sotto silenzio?
Quel che si comincia a capire e che l´immagine "sicura" del nucleare francese è in realtà frutto di una politica che manca di trasparenza e di un´opacità dell´informazione di lunga data.


Il capo di Areva, Anne Lauvergeon, è arrivata a deplorare la troppa attenzione intorno agli incidenti nucleari: "Se ogni volta che siamo trasparenti provochiamo paura, c´è un problema". Forse il problema è che il nucleare non è stato finora trasparente e chetrasparenza non è sinonimo di innocenza, soprattutto se le informazioni sugli incidenti si è cercato prima di nasconderle e poi si sono date con un contagocce pieno di tranquillanti. Come ha detto l´Haut comité pour la transparence et l´information sur la sécurité nucléaire (Hctisn) in occasione del primo incidente a Tricastin, "non solo la procedura di dichiarazione alle autorità è stata fatta in tempi anormalmente lunghi, ma soprattutto la qualità dell´informazione data non è stata assolutamente in linea con l´avvenimento".

Oggi si scopre che quelli che l´Asn definisce "incidenti di livello 1" sono stati ben 86 nel 2007 e stavolta sono venuti a galla solo perché qualche giornale se ne è inopinatamente interessato, tanto che un infastidito e profetico ministro per l´ecologia Jean-Louis Borloo, ha detto il 18 luglio ai giornalisti che «se montate di vedetta ogni volta che si produce un incidente di livello 1, dovrete farlo ogni 3 o 4 giorni!», insomma attenti alla troppa informazione ed alla psicosi.

Fonte: Greenreport
Per vincere contro il nucleare


Riaprire al nucleare è una scelta sbagliata. E’ inutile per rientrare negli obiettivi stabiliti dall’Europa al 2020 per contrastare i cambiamenti climatici. Non risolve i problemi energetici del Paese. E’ una tecnologia antiquata e insicura. E’ enormemente costoso e per farlo si metteranno le mani in tasca agli italiani. In nessuna parte del mondo è stato finora risolto il problema dello smaltimento delle scorie.
Queste non sono opinioni, ma dati reali e proprio per questo cresce il numero dei contrari, che diventano stragrande maggioranza quando si chiede se vogliono una centrale nucleare nella propria provincia.
Ciò non vuol dire che dobbiamo sottovalutare il rischio del ritorno al nucleare. Al contrario, esistono forti lobby (di pochi) che, per speculare oggi, intendono lasciare alle future generazioni i loro debiti e i loro problemi. Dobbiamo usare la massima intelligenza e le più larghe alleanze possibili per vincere.
Quattro sono, secondo noi, i passaggi.
Innanzitutto, pende di fronte alla Corte Costituzionale un giudizio di costituzionalità della legge di avvio della politica nucleare, presentato da 11 Regioni e sollecitato nel settembre scorso dalle nostre associazioni. L’udienza è stata calendarizzata per giugno di quest’anno.
Sempre a giugno dovrà essere varato il piano nazionale per rientrare negli obiettivi europei al 2020, e lì si dovranno garantire investimenti prioritari alle rinnovabili, senza possibilità di “distrazioni” verso altre fonti.
Nei prossimi mesi saranno rese pubbliche le localizzazioni delle eventuali centrali e ci attendiamo una legittima mobilitazione delle popolazioni e delle istituzioni locali, anche attraverso l’indizione di referendum regionali consultivi.
Riteniamo, quindi, necessario costruire da subito un tavolo di lavoro che unisca i più ampi interessi contro il nucleare (dalle associazioni civili agli agricoltori, dal turismo alle imprese delle rinnovabili, dai pubblici amministratori al mondo scientifico) e costruisca nel Paese una forte maggioranza, contro una scelta, finora operata a colpi di mano e minacce militari.
Riteniamo necessario definire una strategia, che declini una serie di azioni e di interventi, tra i quali rientra anche l’iniziativa referendaria, ma riteniamo che essa debba essere ben ponderata. Altrimenti, rischia seriamente di diventare un favore ai nuclearisti. Dobbiamo ricordarci che gli ultimi 24 referendum non hanno raggiunto il quorum.
Per questi motivi chiediamo ai promotori del quesito referendario di fermare, al momento, la loro iniziativa e di condividere con le altre forze una strategia comune di contrasto alle assurde politiche nucleari, nonché di avvio di reali politiche di contrasto al problema dei cambiamenti climatici.
Oggi serve una larga coalizione di associazioni e movimenti, una convinta e vincente azione che assicuri il più ampio coinvolgimento dei cittadini e delle forze sociali, facendo riemergere il forte movimento di opinione, trasversale agli schieramenti politici, già presente nel nostro Paese.
Perché solo uniti si vince.


Vittorio Cogliati Dezza
Presidente nazionale Legambiente