per firmare un appello contro il nucleare articolo e motivazioni nel post: appello di ricercatori e docenti...
venerdì 20 giugno 2008
Appello di un gruppo di ricercatori e docenti universitari
fonte: http://www.energiaperilfuturo.it/appelloEnergia.pdf
Le scelte energetiche per il futuro dell’Italia
Siamo un gruppo di docenti e ricercatori di Università e Centri di ricerca.
In virtù della conoscenza acquisita con i nostri studi e la quotidiana consultazione della letteratura
scientifica internazionale, sentiamo il dovere di informare la classe politica ed il Paese
riguardo la crisi energetica e climatica incombente, che minaccia di compromettere
irrimediabilmente la salute ed il benessere delle generazioni future. Tutti gli esperti
ritengono che sia urgente iniziare una transizione dall'uso dei combustibili fossili a quello
di altre fonti energetiche, così che possa essere graduale.
Riteniamo che l’opzione nucleare non sia opportuna per molti motivi: necessità di enormi
finanziamenti pubblici, insicurezza intrinseca della filiera tecnologica, difficoltà a
reperire depositi sicuri per le scorie radioattive, stretta connessione tra nucleare civile e
militare, esposizione ad atti di terrorismo, aumento delle disuguaglianze tra paesi
tecnologicamente avanzati e paesi poveri, scarsità di combustibili nucleari.
Sollecitiamo pertanto chi guiderà il prossimo Governo a sviluppare l'uso delle fonti di
energia rinnovabile: eolica, geotermica, idroelettrica e, in particolare, solare nelle varie
forme in cui può essere convertita: energia termica ed elettrica, combustibili artificiali,
biomasse. Il Sole, infatti, è una stazione di servizio inesauribile che in un anno invia sulla
Terra una quantità di energia pari a diecimila volte il consumo mondiale. E’ quindi
urgente sviluppare al massimo l’utilizzo di questa fonte su larga scala.
Per limitare i danni della crisi energetica e climatica che si sta delineando, è necessario
fare in modo che i cittadini italiani, a cominciare dagli studenti di tutte le scuole,
acquisiscano maggiore consapevolezza sulla delicata situazione in cui si trova il nostro
Paese.
Il risparmio energetico, l’uso più efficiente dell’energia ed in particolare delle energie
rinnovabili, lo sviluppo della ricerca scientifica sono le azioni necessarie per affrontare il
difficile futuro che ci aspetta e per lasciare in eredità ai nostri figli un Paese vivibile.
In questa grande sfida scientifica e tecnologica si gioca anche il futuro industriale ed
occupazionale della nostra nazione che non possiede risorse significative di combustibili
fossili e nucleari e che, quindi, non potrà ambire ad una maggiore indipendenza
energetica se non rivolgendosi all’unica risorsa di cui abbonda: l’energia solare.
Le scelte energetiche per il futuro dell’Italia
Siamo un gruppo di docenti e ricercatori di Università e Centri di ricerca.
In virtù della conoscenza acquisita con i nostri studi e la quotidiana consultazione della letteratura
scientifica internazionale, sentiamo il dovere di informare la classe politica ed il Paese
riguardo la crisi energetica e climatica incombente, che minaccia di compromettere
irrimediabilmente la salute ed il benessere delle generazioni future. Tutti gli esperti
ritengono che sia urgente iniziare una transizione dall'uso dei combustibili fossili a quello
di altre fonti energetiche, così che possa essere graduale.
Riteniamo che l’opzione nucleare non sia opportuna per molti motivi: necessità di enormi
finanziamenti pubblici, insicurezza intrinseca della filiera tecnologica, difficoltà a
reperire depositi sicuri per le scorie radioattive, stretta connessione tra nucleare civile e
militare, esposizione ad atti di terrorismo, aumento delle disuguaglianze tra paesi
tecnologicamente avanzati e paesi poveri, scarsità di combustibili nucleari.
Sollecitiamo pertanto chi guiderà il prossimo Governo a sviluppare l'uso delle fonti di
energia rinnovabile: eolica, geotermica, idroelettrica e, in particolare, solare nelle varie
forme in cui può essere convertita: energia termica ed elettrica, combustibili artificiali,
biomasse. Il Sole, infatti, è una stazione di servizio inesauribile che in un anno invia sulla
Terra una quantità di energia pari a diecimila volte il consumo mondiale. E’ quindi
urgente sviluppare al massimo l’utilizzo di questa fonte su larga scala.
Per limitare i danni della crisi energetica e climatica che si sta delineando, è necessario
fare in modo che i cittadini italiani, a cominciare dagli studenti di tutte le scuole,
acquisiscano maggiore consapevolezza sulla delicata situazione in cui si trova il nostro
Paese.
Il risparmio energetico, l’uso più efficiente dell’energia ed in particolare delle energie
rinnovabili, lo sviluppo della ricerca scientifica sono le azioni necessarie per affrontare il
difficile futuro che ci aspetta e per lasciare in eredità ai nostri figli un Paese vivibile.
In questa grande sfida scientifica e tecnologica si gioca anche il futuro industriale ed
occupazionale della nostra nazione che non possiede risorse significative di combustibili
fossili e nucleari e che, quindi, non potrà ambire ad una maggiore indipendenza
energetica se non rivolgendosi all’unica risorsa di cui abbonda: l’energia solare.
mercoledì 11 giugno 2008
Incidenti Nucleari luglio 2008 -State tranquilli
INCIDENTI NUCLEARI luglio 2008 (state tranquilli....)(fonte www.repubblica.it)
L'episodio nell'impianto a Romans-sur-Isere, nel sud-est della FranciaL'Autorità francese per la sicurezza nucleare: "Nessun impatto sull'ambiente"
Francia, nuova fuga radioattivaGoverno: ispezioni nei siti nucleari
Il ministro dell'Ambiente ordina inchiesta su 58 impiantidopo l'incidente di dieci giorni fa nella centrale di Tricastin
La centrale di TricastinPARIGI - Mentre infuria la polemica intorno alla centrale nucleare di Tricastin, teatro 10 giorni fa di un riversamento accidentale di acque contenenti uranio nei fiumi vicini, un nuovo episodio è stato reso noto oggi dall'Autorità francese per la sicurezza nucleare (Asn). Fuoriuscite di acque contaminate da elementi radioattivi, "senza impatto sull'ambiente", sono state registrate in un impianto della Areva a Romans-sur-Isere, nel dipartimento della Drome, anche questo nel sud-est della Francia. A causa della rottura di una condotta nello stabilimento Fbfc, dove si produce combustibile nucleare destinato alle centrali elettriche e ai reattori utilizzati per fini di ricerca, un'imprecisata quantità di uranio è fuoriuscita all'esterno. L'Asn ha comunque precisato che si tratta di "poche centinaia di grammi" di sostanza fissile, e che "in base ai primi rilievi" non sussistono rischi di contaminazione delle acque giacché nella zona "il terreno è fortemente impermeabile", e "le falde freatiche sono situate troppo in profondità"; una squadra di esperti e di tecnici è stata comunque inviata sul posto per gli accertamenti del caso. Si tratta della seconda fuga di liquidi registrata in due settimane dopo quella nella centrale di Tricastin (Vaucluse), che ha spinto il governo a richiedere la verifica delle falde freatiche situate vicino a tutte le centrali nucleari francesi. Dopo l'incidente infatti agli abitanti della zona è stato ordinato di non bere acqua corrente e di non mangiare pesce di provenienza locale; sono stati inoltre vietati l'irrigazione dei campi, i bagni nei corsi potenzialmente inquinati e gli sport acquatici in generale.
Da qui l'inchiesta ordinata dal ministro dell'Ambiente Jean-Louis Borloo su 58 impianti nucleari per fugare ogni timore sulle condizioni di sicurezza. "Non voglio che la gente sia sfiorata dal dubbio che venga nascosta o sottaciuta la benché minima situazione", ha affermato il ministro in un'intervista rilasciata al quotidiano francese Le Parisien. Intanto l'Asn ha annunciato di aver trasmesso nei giorni scorsi un fascicolo alla procura di Carpentras, in seguito all'ispezione che ha rilevato "gravi irregolarità" nella tenuta degli impianti di Tricastin. "Sebbene non si tratti propriamente di un incidente nucleare, bensì di un malfunzionamento a livello della gestione della centrale, quando si lavora in ambito nucleare nessuna negligenza può essere tollerata. La trasparenza, inoltre, deve essere esemplare", ha osservato il ministro. Nella notte tra il 7 e l'8 luglio, durante alcune operazioni di pulizia di una vasca di custodia, trenta metri cubi di una soluzione contenente 12 grammi di uranio per litro si sono riversati in due fiumi adiacenti al sito nucleare di Tricastin, gestita da due società filiali del gruppo Areva. Dopo un'inchiesta interna, Areva ha ammesso che all'origine dell'incidente c'è stata "mancanza di coordinamento" tra chi gestiva i lavori di sistemazione in corso nell'impianto e i responsabili delle attività di sfruttamento. (18 luglio 2008)
L'episodio nell'impianto a Romans-sur-Isere, nel sud-est della FranciaL'Autorità francese per la sicurezza nucleare: "Nessun impatto sull'ambiente"
Francia, nuova fuga radioattivaGoverno: ispezioni nei siti nucleari
Il ministro dell'Ambiente ordina inchiesta su 58 impiantidopo l'incidente di dieci giorni fa nella centrale di Tricastin
La centrale di TricastinPARIGI - Mentre infuria la polemica intorno alla centrale nucleare di Tricastin, teatro 10 giorni fa di un riversamento accidentale di acque contenenti uranio nei fiumi vicini, un nuovo episodio è stato reso noto oggi dall'Autorità francese per la sicurezza nucleare (Asn). Fuoriuscite di acque contaminate da elementi radioattivi, "senza impatto sull'ambiente", sono state registrate in un impianto della Areva a Romans-sur-Isere, nel dipartimento della Drome, anche questo nel sud-est della Francia. A causa della rottura di una condotta nello stabilimento Fbfc, dove si produce combustibile nucleare destinato alle centrali elettriche e ai reattori utilizzati per fini di ricerca, un'imprecisata quantità di uranio è fuoriuscita all'esterno. L'Asn ha comunque precisato che si tratta di "poche centinaia di grammi" di sostanza fissile, e che "in base ai primi rilievi" non sussistono rischi di contaminazione delle acque giacché nella zona "il terreno è fortemente impermeabile", e "le falde freatiche sono situate troppo in profondità"; una squadra di esperti e di tecnici è stata comunque inviata sul posto per gli accertamenti del caso. Si tratta della seconda fuga di liquidi registrata in due settimane dopo quella nella centrale di Tricastin (Vaucluse), che ha spinto il governo a richiedere la verifica delle falde freatiche situate vicino a tutte le centrali nucleari francesi. Dopo l'incidente infatti agli abitanti della zona è stato ordinato di non bere acqua corrente e di non mangiare pesce di provenienza locale; sono stati inoltre vietati l'irrigazione dei campi, i bagni nei corsi potenzialmente inquinati e gli sport acquatici in generale.
Da qui l'inchiesta ordinata dal ministro dell'Ambiente Jean-Louis Borloo su 58 impianti nucleari per fugare ogni timore sulle condizioni di sicurezza. "Non voglio che la gente sia sfiorata dal dubbio che venga nascosta o sottaciuta la benché minima situazione", ha affermato il ministro in un'intervista rilasciata al quotidiano francese Le Parisien. Intanto l'Asn ha annunciato di aver trasmesso nei giorni scorsi un fascicolo alla procura di Carpentras, in seguito all'ispezione che ha rilevato "gravi irregolarità" nella tenuta degli impianti di Tricastin. "Sebbene non si tratti propriamente di un incidente nucleare, bensì di un malfunzionamento a livello della gestione della centrale, quando si lavora in ambito nucleare nessuna negligenza può essere tollerata. La trasparenza, inoltre, deve essere esemplare", ha osservato il ministro. Nella notte tra il 7 e l'8 luglio, durante alcune operazioni di pulizia di una vasca di custodia, trenta metri cubi di una soluzione contenente 12 grammi di uranio per litro si sono riversati in due fiumi adiacenti al sito nucleare di Tricastin, gestita da due società filiali del gruppo Areva. Dopo un'inchiesta interna, Areva ha ammesso che all'origine dell'incidente c'è stata "mancanza di coordinamento" tra chi gestiva i lavori di sistemazione in corso nell'impianto e i responsabili delle attività di sfruttamento. (18 luglio 2008)
martedì 10 giugno 2008
Opinioni: il Nobel CARLO RUBBIA
Il pensiero sulle centrali Carlo Rubbia premio Nobel per la fisica Intervista di Antonio Cianciullo (Repubblica 6/6 08)
ROMA - «E' sempre il vecchio problema della trasparenza che abbiamo conosciuto ai tempi di Chernobyl. In Francia dicono "annegare il pesce", cioè confondere le acque.
Tre ore di ritardo nel segnalare alle autorità internazionali il guasto nella centrale slovena sono troppe, decisamente troppe».
Dal suo osservatorio svizzero, Carlo Rubbia segue con una certa preoccupazioni gli eventi che hanno portato al blocco della centrale nucleare di Krsko.
Pensa che quelle tre ore di ritardo avrebbero potuto scatenare problemi più gravi?
«Dico che ancora non sappiamo con esattezza quello che è successo, che i tecnici stanno cercando di capire cosa non ha funzionato, cosa ha prodotto il malfunzionamento».
Un problema che comunque non sembra essere stato particolarmente grave.
«Non è stato particolarmente grave masi è trattato dell' ennesimo campanello di allarme. Siamo di fronte a una tecnologia che è già vecchia e sta diventando obsoleta».
Oggi però i reattori di terza generazione, quelli che seguiranno il primo in costruzione in Finlandia, vengono presentati come il nuovo.
«Sinceramente non vedo una grande differenza tra i reattori di seconda generazione, quelli di cui leggiamo spesso nelle pagine di cronaca, e i reattori di terza generazione. I miglioramenti sono marginali, non vanno a intaccare il cuore del problema».
Cioè la sicurezza?
«Non solo la sicurezza. I punti critici riguardano le scorie, l'approvvigionamento dell'uranio, l'efficienza delle macchine, la proliferazione nucleare. Con la terza generazione, quella che si potrebbe costruire oggi, tutti questi fattori, che finora hanno costituito un freno potente allo sviluppo della tecnologia nucleare, restano in campo. Noi stiamo parlando di una tecnologia che risale agli anni Sessanta, ai tempi dei primi sottomarini nucleari. Ma veramente vogliamo tenerla in vita fino 2050, quando avrà quasi un secolo?
Eppure è proprio questo il progetto lanciato in Italia: avviare oggi la costruzione di impianti nucleari che nella migliore delle ipotesi, se nessuno si opporrà e tutto filerà liscio, saranno pronti attorno al 2020.
«Cosa vuole che le dica ... lo le posso dare solo un giudizio scientifico. Se si vuole veramente fare un salto in avanti, se si vuole imboccare la strada di un' energia efficiente e a basso impatto ambientale, bisogna avere il coraggio di scommettere sulla ricerca, bisogna puntare sulla quarta generazione. Quella sola darà vantaggi reali e significativi. Quando si parla di quarta generazione non si parla di un modello unico ma di una famiglia di reattori, tra cui quello al torio su cui ho lavorato per dieci anni, che hanno in comune altissime prestazioni. Innanzitutto l'efficienza: un reattore di terza generazione ha bisogno di 200 tonnellate l'anno di uranio, che è una risorsa piuttosto limitata, mentre a un reattore di quarta generazione basta una tonnellata l’anno di torio, che è abbondante come il piombo».
E per quanto riguarda le scorie?
«La sicurezza fa un salto a tutti i livelli, anche a quello delle scorie. Si passa da una radioattività che dura milioni di anni a un problema che si misura nell' arco dei secoli».
Da un orizzonte geologico a un orizzonte umano. «Esattamente. E poi si risolve anche in maniera radicale la minaccia della proliferazione atomica che oggi rappresenta una preoccupazione crescente e che, con eventuali reattori al plutonio. diventerebbe ancora più allarmante. Con il torio invece è tutto molto più semplice per l'ottima ragione che con questo materiale non si costruiscono bombe.
C' è solo una possibilità: scommettere sulla scienza. Non possiamo accontentarci di soluzioni vecchie e pericolose: dobbiamo investire risorse e intelligenza nella costruzione di un sistema energetico che sia al tempo stesso efficiente e sicuro».
ROMA - «E' sempre il vecchio problema della trasparenza che abbiamo conosciuto ai tempi di Chernobyl. In Francia dicono "annegare il pesce", cioè confondere le acque.
Tre ore di ritardo nel segnalare alle autorità internazionali il guasto nella centrale slovena sono troppe, decisamente troppe».
Dal suo osservatorio svizzero, Carlo Rubbia segue con una certa preoccupazioni gli eventi che hanno portato al blocco della centrale nucleare di Krsko.
Pensa che quelle tre ore di ritardo avrebbero potuto scatenare problemi più gravi?
«Dico che ancora non sappiamo con esattezza quello che è successo, che i tecnici stanno cercando di capire cosa non ha funzionato, cosa ha prodotto il malfunzionamento».
Un problema che comunque non sembra essere stato particolarmente grave.
«Non è stato particolarmente grave masi è trattato dell' ennesimo campanello di allarme. Siamo di fronte a una tecnologia che è già vecchia e sta diventando obsoleta».
Oggi però i reattori di terza generazione, quelli che seguiranno il primo in costruzione in Finlandia, vengono presentati come il nuovo.
«Sinceramente non vedo una grande differenza tra i reattori di seconda generazione, quelli di cui leggiamo spesso nelle pagine di cronaca, e i reattori di terza generazione. I miglioramenti sono marginali, non vanno a intaccare il cuore del problema».
Cioè la sicurezza?
«Non solo la sicurezza. I punti critici riguardano le scorie, l'approvvigionamento dell'uranio, l'efficienza delle macchine, la proliferazione nucleare. Con la terza generazione, quella che si potrebbe costruire oggi, tutti questi fattori, che finora hanno costituito un freno potente allo sviluppo della tecnologia nucleare, restano in campo. Noi stiamo parlando di una tecnologia che risale agli anni Sessanta, ai tempi dei primi sottomarini nucleari. Ma veramente vogliamo tenerla in vita fino 2050, quando avrà quasi un secolo?
Eppure è proprio questo il progetto lanciato in Italia: avviare oggi la costruzione di impianti nucleari che nella migliore delle ipotesi, se nessuno si opporrà e tutto filerà liscio, saranno pronti attorno al 2020.
«Cosa vuole che le dica ... lo le posso dare solo un giudizio scientifico. Se si vuole veramente fare un salto in avanti, se si vuole imboccare la strada di un' energia efficiente e a basso impatto ambientale, bisogna avere il coraggio di scommettere sulla ricerca, bisogna puntare sulla quarta generazione. Quella sola darà vantaggi reali e significativi. Quando si parla di quarta generazione non si parla di un modello unico ma di una famiglia di reattori, tra cui quello al torio su cui ho lavorato per dieci anni, che hanno in comune altissime prestazioni. Innanzitutto l'efficienza: un reattore di terza generazione ha bisogno di 200 tonnellate l'anno di uranio, che è una risorsa piuttosto limitata, mentre a un reattore di quarta generazione basta una tonnellata l’anno di torio, che è abbondante come il piombo».
E per quanto riguarda le scorie?
«La sicurezza fa un salto a tutti i livelli, anche a quello delle scorie. Si passa da una radioattività che dura milioni di anni a un problema che si misura nell' arco dei secoli».
Da un orizzonte geologico a un orizzonte umano. «Esattamente. E poi si risolve anche in maniera radicale la minaccia della proliferazione atomica che oggi rappresenta una preoccupazione crescente e che, con eventuali reattori al plutonio. diventerebbe ancora più allarmante. Con il torio invece è tutto molto più semplice per l'ottima ragione che con questo materiale non si costruiscono bombe.
C' è solo una possibilità: scommettere sulla scienza. Non possiamo accontentarci di soluzioni vecchie e pericolose: dobbiamo investire risorse e intelligenza nella costruzione di un sistema energetico che sia al tempo stesso efficiente e sicuro».
mercoledì 4 giugno 2008
http://www.ilsole24ore.com 4 giugno 2008
Incidente nucleare in Slovenia, allerta Ue
Incidente nucleare in Slovenia, allerta Ue
La Commissione europea annuncia di aver ricevuto una segnalazione di un incidente alla centrale nucleare di Krsko, spiegando che è già stata attivata la procedura di sicurezza per lo spegnimento dell'impianto. Il messaggio d'allerta, spiega un comunicato, è arrivato alle 17.38 e al momento di diffondere la nota (ore 18.27) la potenza del reattore è stata ridotta al 22%. Secondo quanto riferito dalla Commissione europea, si è verificata una perdita di liquido dal sistema di raffreddamento principale della centrale nucleare di Krsko. La cittadina è situata nel sud-ovest della Slovenia, e secondo le carte stradali risulta essere a 188 chilometri da Trieste. L'incidente è stato segnalato a Bruxelles attraverso il sistema di allarme nucleare rapido Ecurie, con il quale l'esecutivo Ue ha successivamente informato tutti gli Stati membri. La Commissione assicura che "il team d'emergenza della Direzione generale Trasporti ed Energia (Tren) rimane allerta fino a quando non arriveranno ulteriori informazioni e la situazione sarà pienamente sotto controllo".
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